Amori, libri e piccole follie di Monica Brizzi


Titolo: Amore, libri e piccole follie
Autore: Monica Brizzi
Genere: romance ironico
Editore: selfpublishing 
Uscita: 5 febbraio
Prezzo: € 1.99
Formato: ebook (prossimamente anche in cartaceo)
Pagine: 146
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Che succede se nella vita di un'eccentrica ventisettenne che lavora a maglia e legge autori russi entra un nerd appassionato di Harry Potter, Star Wars e Il Trono di Spade?
Angelica lavora in una libreria da otto anni, è single da tre e si veste come un albero di Natale. Sebbene gli amici cerchino di farle conoscere qualche ragazzo, lei sembra non trovare nessuno che le interessi davvero. Tutto cambia durante una festa, quando, caduta in una siepe, attaccata dai tafani e tormentata dall'ortica, viene aiutata da Manuele, un nerd tutt'altro che capace di corteggiare una donna. Lui, ingegnere che lavora come commesso in un negozio di elettronica, ci mette un po' a partire, ma quando lo fa tra i due nasce una piccola magia e Angelica entra in un mondo fatto di scacchi, film e telefilm che le fa dimenticare di avere una famiglia strampalata. Tutto fila liscio per un po', ma in una fredda serata invernale Angelica vede qualcosa che non dovrebbe vedere e la magia tra lei e Manuele sembra dissolversi nella nebbia della città…
Estrosa e stramba lei, nerd e timido lui. Due mondi all’apparenza diversi che si fondono alla perfezione. O no?


(Seconda pubblicazione. Il romanzo era stato precedentemente pubblicato da Delos Digital con il titolo Il mio supereroe)

L'autrice
Monica Brizzi scrive da quando è poco più che una ragazzina. Ama leggere un po’ di tutto, dai grandi classici alla fantascienza. Quando scrive, però, finisce sempre per raccontare storie d’amore. Oltre a Amore, libri e piccole follie è autrice di Ogni singola cosaInnamorarsi ai tempi della crisi e racconti di vario genere. Gestisce un blog in cui parla di tutto e niente, anche se i temi conduttori sono i libri e la scrittura.

ESTRATTO 


Mi incammino verso la macchina, felice di tornare a casa, e mentre cerco le chiavi… tadaà! La radice di un albero affiora magicamente e io cado su… tadààà, una siepe. È una di quelle dalle foglie pungenti e dalla chioma folta.
«Ahi, ahi, ahi, ahi!» inizio a ripetere cercando di alzarmi e assomigliando a un gatto che appoggia le zampine su una pianta grassa.
«Ahi, ahi… oh cacchiarola, ahi!» Scrollo le mani davanti agli occhi e cerco di liberare lo spazio visivo e di riprendere contatto con la realtà. A questo punto assomiglio a una balena spiaggiata.
«Dai Angelica, è una siepe! Esci fuori di qui!» mi dico mentre la siepe gratta sulle punture di tafani e sul resto. Lo sapevo che avrei trovato un modo per rovinare il vestito nuovo. Sto per infilare le mani in dei rovi pungenti, pur essendo sottili come steli di rosa, quando una voce maschile che sembra molto giovane interrompe il fruscio che produco.
«Ehi, tutto bene?»
Mi immobilizzo e spalanco gli occhi.  «Non dirmi che c’è qualcuno lì fuori che sta assistendo a tutto questo.»
«Se vuoi non te lo dico.»
«Ok, non dirmelo.»
«Mentre non te lo dico, ti lascio lì dentro o ti do una mano?» chiede la voce giovanile. Se è un adolescente pieno di ormoni, penserà a me come a una tardona che si apparta nei boschi e ne rimarrà traumatizzato. Però non mi trovo davanti un teenager brufoloso, ma un ragazzo della mia età, circa. Un ragazzo con una faccia deliziosa, capelli castani corti e spettinati, occhi dello stesso colore e occhiali. A quel punto alzo la mano e apro la faccia in un sorriso forzato, il sorriso che assomiglia a un ghigno. Che è un ghigno.
«Ciao», saluto e muovo la mano come una bambina.
«Ti aiuto?»
«Bah, se ti va. Ogni volta che mi alzo ricado. Credo dipenda da queste maledette scarpe con il tacco, o forse solo da me.»
Lui sorride e mi tende la mano, una mano di quelle favolose, grandi, dalle dita lunghe, con le vene in evidenza. Anche il polso è favoloso, non troppo sottile, maschile. Anche il braccio. E pure le spalle, larghe ma non muscolose. Le spalle larghe di chi è stato dotato di un bel fisico da madre natura e che se ne infischia della palestra, come me. Nel senso che me ne infischio della palestra, non che sono stata dotata di un bel fisico.
«Sei piena di taglietti!» dice dopo avermi squadrata da capo a piedi una volta riemersa dalla fitta boscaglia di una singola siepe.
«La siepe», replico. «Ha quelle foglie malefiche, quelle a punta.»
«E l’ortica.»
«L’ortica», ripeto senza nessuna intonazione.
«A giudicare dalle tue gambe, anche l’ortica.» Sposto lo sguardo sui polpacci e scopro che sono ricoperti di piccole eruzioni cutanee. La situazione non migliora per niente.


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