Attimi di felicità

Siamo sdraiati sul letto, abbracciati.
La stanza sembra vuota, un vecchio letto, due comodini usurati dal tempo.
Abbiamo da poco finito di fare l'amore e di saziarci a vicenda.
Mi volto e lo guardo.
Lui così bello, così attraente, ed io che a volte  non mi sento all'altezza della sua bellezza.
Mi fissa, e sorride
Dentro di me, l'amore che provo per lui cresce giorno dopo giorno.
Prendo il lenzuolo e lo avvolgo a me.
   "Perché ti copri?", mi chiede.
   "Perché sono nuda".
   "Anche prima lo eri, mentre stavamo facendo l'amore", sorride.
   "Lo so, ma prima eri eccitato e non ci facevi caso ai miei difetti!", dico coprendomi di più.
   "Quanto sei scemetta, per i miei occhi, tu non hai difetti".
Mi abbraccia e restiamo così per un bel po’.
E' vero, abbiamo appena fatto l'amore, ma come ogni donna, soprattutto una come me, che sono un'eterna insicura, mostrarmi completamente nuda mi mette a disagio, forse è vero, lui mi vede senza difetti, ma io quei difetti li vedo benissimo.
Mi alzo dal letto, portandomi dietro il mio fedelissimo lenzuolo.
Apro la borsa e tiro fuori una sigaretta.
Mi siedo accanto a lui, faccio un tiro e gli dico:
   "Non voglio andare via da qui".
   "Non fare così, dobbiamo andare tra poco. Ti prometto che domani staremo più tempo insieme", dice stringendomi a lui.
Più tempo insieme?
Dice sempre così, ma poi alla fine, stiamo anche una settimana senza vederci.
Il suo telefono squilla.
Si alza e si affretta a rispondere.
   "Pronto", mi fa cenno di rimanere in silenzio.
   "Sono da un cliente. Oggi mi sono dovuto allungare un po’, ma tra poco torno a casa".
Le sue parole mi spezzano il cuore.
Un cliente, io sono un cliente, io per lui sono un qualcosa da nascondere purtroppo, da tenere ben lontano dalla sua vera vita.
Mi viene da piangere, ma trattengo le lacrime.
E così difficile staccarmi da lui, ma ogni giorno ripeto a me stessa che tutto questo è sbagliato, che devo darci un taglio.
Sono passati tre anni quasi, ed io sono sempre qui, con lui, ogni volta che riesce a trovare un piccolo spazio nella sua giornata per me, in questa stanza d’albergo, che ormai comincio a detestarla.
Io vorrei poter cenare con lui, o vedere un film fino a tarda notte, accoccolata a lui, vorrei svegliarmi e vedere i suoi occhi, vorrei cucinare per lui, vorrei fare tutte quelle piccole cose che una donna fa per il proprio uomo.
Lui non sa cosa provo ogni volta che ritorno a casa, senza di lui, mettermi a letto ed immaginare come sarebbe bello dormire con lui, ogni volta che ci dividiamo per me è uno strazio, sento la sua mancanza ogni giorno, ogni notte, ogni istante della mia giornata.
Tutto questo non accadrà mai, perché io non credo nei miracoli!
Mi rivesto, continuo a trattenere le lacrime, sento un groppo nella gola.
   "Rimaniamo ancora un po’", dice lui perplesso.
   "No, voglio tornare a casa, nel mio appartamento, alla mia vita di sempre".
   "Che dici? Che hai?".
   "Basta, non voglio più essere solo la donna che ti porti a letto quando hai tempo, voglio una storia, una vera storia. E con te non l’avrò mai", dico con le lacrime agli occhi.
   "Non dire così, lo sai che per me sei importante, ma che posso fare di più?".
   "Che devi fare?"
   "Sì, dimmelo tu".
   "Molla tutto. Sono stanca di elemosinare le briciole, quelle non mi bastano più. Ti voglio mio, solo mio. Voglio tornare a casa e trovarti lì, voglio averti nel mio letto senza tutta quella fretta di doverci dividere, perché tu devi tornare da lei, da tua moglie!", dico piangendo.
Abbassa lo sguardo, senza riuscire a spiccicare una parola.
Prendo la mia borsa, e mi avvio verso la porta, mi blocco, mi volto verso di lui e gli dico:
   "Sei come tutti gli altri, il classico uomo sposato, a cui piace avere un piede in due scarpe. Sei un vigliacco. Non cercarmi più".
Mi lascio chiudere la porta alle spalle.
Sto facendo la cosa giusta, ce la posso fare, posso stare senza di lui.
Non è vero, so che non sarà facile, ma io sono forte …
Ora basta davvero.
Addio, non posso vivere più di piccoli attimi di felicità, voglio essere felice ogni giorno.






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