Ali Di Cenere
CAPITOLO
1
Drin!! Drin!!
Cavolo! Questa sveglia mi
martella il cervello, dovrò cambiarla al più presto. La inserirò
tra le cose da fare. Una lista questa che è diventata lunghissima ma
che farò un giorno. Forse…
“Mya alzati o faremo
tardi!” tuona dalla sua stanza Erika, la mia coinquilina.
Mi alzo con riluttanza e
vado in bagno. Lei è già pronta con i capelli piastrati e il
trucco perfetto. Ogni volta impiega un'eternità a lisciare i suoi
capelli biondi, anche se non ne avrebbe bisogno perché sono perfetti
già da quando si alza al mattino. Erika è bellissima ma è
imperterrita, e impiega un’ora buona per prepararsi. Quando mi
specchio io invece vedo un mostro; le occhiaie ben visibili
sul mio viso, a causa delle poche ore di sonno, non mi donano di
certo. La nostra è una casa accogliente ma il luogo dov’è situata
è alquanto rumoroso; sotto il nostro condominio si trova un piccolo
pub-discoteca e questa è la motivazione del basso costo
dell’affitto. Ma almeno abbiamo il college vicino. Entrambe
frequentiamo l’università pubblica di San Diego, la quale offre la
possibilità di avere delle stanze all’interno del campus. Ma
nonostante ciò abbiamo preferito avere una casa tutta nostra, con le
nostre comodità senza per forza doverci recare negli orari stabiliti
alla mensa.
“Dai Mya sbrigati!”
“Arrivo, arrivo...”
Dopo aver indossato un
paio di jeans e un maglioncino a girocollo bianco, prendo la mia
borsa e mi infilo in ascensore. Sia lodato chi ha inventato gli
specchi in queste minuscole cabine! È grazie a loro se riesco a
sistemarmi i capelli all’ultimo minuto. Dopo svariati tentativi
decido di lasciarli sciolti.
“Oh! Mya! Adoro i tuoi
capelli, sono fantastici, sembrano cioccolato” dice Erika per poi
fare una pausa. Sembra stia pensando a qualcosa. Infatti dopo qualche
istante esclama: “Ho deciso! Me li farò tingere!”.
Alzo gli occhi al cielo.
“Ma hai sempre da
lamentarti? Sei perfetta così come sei.” le rispondo sorridendo.
Però devo dargliene atto. Anch’io adoro i miei capelli, lisci ma
che formano dei piccoli boccoli sulle punte.
Al college arriviamo a
piedi. Sono solo cinque minuti di cammino, e io e Erika ci dirigiamo
subito alla lezione di scrittura creativa.
“Buongiorno ragazze!”
“Buongiorno Kyle”,
rispondiamo in coro.
Kyle è un ragazzo non
molto alto, ma carino, con tatuaggi e capelli rasati, tanto che
sembra uscito dal telefilm di Prison Break. Ci conosciamo dalle
superiori e siamo molto amici, seguiamo gli stessi corsi e lui
vorrebbe diventare un giornalista proprio come me. Entriamo in aula e
prendiamo tutti posto vicino. Dopo qualche minuto inizia subito la
lezione, due ore per la precisione. Adoro la letteratura, seguo
questo corso con passione; non posso dire lo stesso di Kyle, che ho
visto appisolarsi più volte mentre Erika sghignazzava come una
scolaretta. Quei due non me la raccontano giusta, sono sempre pronti
a stuzzicarsi, sembra esserci del tenero tra loro, solo che Erika è
già impegnata da due anni ormai, con un ragazzo che lavora in una
discoteca. Il suo nome è Mike, è carino ma non mi è mai sembrato
il tipo adatto per lei, troppo serio e di poche parole. Al contrario
Erika è un uragano, ti coinvolge in qualsiasi cosa faccia, sembra
quasi impossibile dirle di no quando si mette una cosa in testa.
Finita la lezione usciamo nell’atrio per fumare una sigaretta. O meglio, guardo Kyle ed Erika fumarsela perché io non sono molto amante del fumo. In realtà neppure del fumo passivo, ma è un modo per prendermi una pausa con loro prima della prossima lezione.
“Mamma mia, questa
lezione sembrava interminabile” dice Kyle
“Non sai apprezzare la
vera cultura” borbotto.
Mi guarda attonito “Ehi!
Io l’apprezzo e molto. È solo che due ore con quell’insegnante
sono davvero pesanti”
Alle sue parole scoppiamo
tutti a ridere.
“L’ho notato”
Erika, gettando a terra
la sigaretta e spegnendola con la punta della scarpa, annuncia:
“Ragazzi io vi lascio,
m’aspetta un’altra lezione”
“Cosa segui adesso?”
le domanda Kyle,
“Storia”.
A quella semplice parola
lui si porta una mano alla gola fingendo di soffocarsi.
“Dai!” Erika gli dà
una pacca sulla spalla “Io vado”
“Ciao, ci vediamo dopo”
aggiungo
Noi intanto ci dirigiamo
al corso di giornalismo. In realtà è un seminario ma ci dà dei
crediti extra; adoro il giornalismo ma questo corso per me è
diventato faticoso perché la lezione è tenuta dalla Prof. Jhonson,
una donna zitella e acida che sembra proprio avermi preso di mira. Mi
affida sempre i compiti peggiori e critica ogni mio articolo.
Entriamo in classe e
prendiamo posto. Subito dopo siamo seguiti dalla Jhonson che oggi ha
optato per una gonnella che arriva fin sotto il ginocchio e che
termina con delle pieghe di un improbabile color prugna, con abbinata
una giacca bianco sporco. Un quadro a dir poco atroce!
“Buongiorno ragazzi”
esordisce lei, “oggi ho un nuovo progetto da presentarvi, dovrete
fare ….”
Viene interrotta subito
dal rumore di un pugno che bussa alla porta. La Jhonson si
indispettisce, ma invita ad entrare chiunque abbia bussato
“Buongiorno, perdonate
l’interruzione”
La voce calda e profonda
che ha appena parlato appartiene a un ragazzo moro dagli occhi
azzurri, così limpidi e chiari da sembrare dello stesso colore del
cielo. Anche da una certa distanza riescono a calamitarmi. Entra
nell’aula mentre cala un silenzio tombale. Sorride alla Jhonson
dall’alto del suo metro e novanta e si scusa di nuovo.
Quando quest’ultima
riprende la facoltà di parlare risponde “Si figuri, nessun
disturbo. Prego, prenda posto. Avevamo appena iniziato”.
Il suo atteggiamento
accondiscendente mi lascia basita. Quando sono io a tardare non mi
risponde mai in questo modo, anzi aggiunge sempre in tono stizzito un
le piace dormire la mattina signorina Fisher! Adesso invece
sembra essere quasi un’altra persona! Dopotutto non posso di certo
biasimarla… Il ragazzo in jeans e maglioncino verde militare con
scollo a V che mette in evidenza i muscoli delle braccia è una
goduria per gli occhi. Attraversa l’aula con un sorriso sornione
stampato sulla faccia… Che gran bastardo! Deve essere cosciente
dell’effetto che fa sulle persone! Decido di non guardarlo. Non
voglio che pensi che io sia un'altra di quelle ragazze che lo osserva
estasiata, con la bava alla bocca. Mi raddrizzo e ascolto cos’ha da
dire la Jhonson, che sta per riprendere a parlare.
“Come dicevo, ho un
altro compito da assegnarvi. Questa volta però sarà un lavoro di
gruppo. Voglio un articolo sui paesaggi di San Diego, sulle
panoramiche, sulle bellezze che questa città può offrirci...
insomma trovate qualcosa che possa piacermi”
Fantastico! Adesso ci
saranno altri giorni da impegnare alla ricerca di qualcosa che possa
soddisfarla e che toglierà tempo allo studio per la preparazione
degli esami. A volte mi sento proprio afflitta. Almeno però questa
volta posso scegliere cosa presentare nell’articolo...
“Signorina Fischer”
mi chiama l’insegnante.
Tutti gli occhi si
concentrano su di me.
“Vorrei che lei si
occupasse delle panoramiche marine”
Ecco! Come non detto! Ha
appena scelto lei per me!
“Mi stupisca! Per
quanto riguarda i gruppi ci penseremo al prossimo incontro”.
“Va bene, Signora
Jhonson"
La professoressa comincia
a spiegare le diverse fasi da affrontare per comporre un testo
giornalistico, ma ormai non l’ascolto più. Ho la testa incassata
nel collo per l’imbarazzo e sento ancora i suoi occhi sulla mia
nuca. Kyle non mi calcola affatto, è sorprendentemente interessato
alla lezione. Fingo di prendere qualche appunto in attesa che finisca
mentre inizio ad avere una certa fame. La Jhonson finalmente conclude
e poi ci saluta uscendo in fretta dall'aula. Io e Kyle ci alziamo per
dirigerci alla porta; quando mi volto ancora una volta per dare
un’occhiata alle mie spalle mi accorgo, tra un misto di sollievo ma
anche di fastidio, di non essere più al centro delle attenzioni del
bel ragazzo. Ora è concentrato a parlare con due studentesse del
corso, rivolgendo loro un sorriso da far girare la testa. Resta al
suo posto mentre le due gallinelle ridono e cercano in tutti i
modi di toccarlo come se fossero gesti naturali. Non so neppure
perché quella scena m'infastidisca, in fondo non so neppure il suo
nome.
“Ehi, oggi sei proprio
tra le nuvole eh?” mi dice Kyle con una gomitata, richiamando la
mia attenzione.
“Scusami… Pensavo a
quello che ha detto la Jhonson sul progetto giornalistico”
“Eh già! Spero di
essere in gruppo con te, così farai tutto tu!” sorride
“Eh no! Sarà un lavoro
equo, già dovrò sorbirmi le critiche della professoressa ma almeno
stavolta saremo in due”
Erika ci raggiunge quasi
di corsa.
“Ehilà ragazzi! Ho una
fame! Sosta bagno poi dritti a casa?”
Annuisco alle sue parole.
Non vedo l’ora di buttarmi a letto e passare il weekend da brava
pantofolaia, senza fare assolutamente niente. Un riposo pre-esami. Le
prossime settimane saranno davvero stressanti.
CAPITOLO
2
E’ sabato sera. Io ed Erika ci prepariamo per uscire. Non avevo una
gran voglia, soprattutto perché
ci sarà anche Mike, il ragazzo di
Erika, ma lei ha insistito così tanto che alla fine ho deciso di
chiamare
Kyle per sapere se vuole accompagnarci anche lui.
Dopo alcuni squilli, finalmente risponde:
«Pronto, Mya?»
Deve aver letto il mio nome sul display.
«Ciao! Che fai?»
«Niente di interessante, guardo la Tv.»
«Fantastico!»
«Fantastico che io stia guardando al tv?» domanda incredulo
«No, fantastico che sei libero stasera; ti va di accompagnarmi ad un
pub assieme a Erika?»
«Ci sarà anche quel pompato del fidanzato?» chiede sarcastico ma
anche un po’ indispettito.
«Sì».
Alla mia affermazione, segue un attimo di silenzio
«Ehi! Ci sei ancora?»
«Sì ci sono, ma non mi va di incontrarlo borbotta.»
«Perché? Cos’ha che non va?» la mia voce stridula manifesta
tutta la delusione al pensiero di dover
restare da sola stasera.
«Non mi piace!»
«Ti prego!» il mio tono si fa supplichevole ora «Non puoi
lasciarmi da sola. Cosa succederà se poi
vogliono appartarsi?
Rimarrò sola al mio tavolo rischiando di attirare l'attenzione di
qualche ubriaco
che mi si avvicinerà e cercherà un approccio! Ti
prego, per favore!»
Lo sento sbuffare ma poi aggiunge
«E va bene! Ma lo faccio solo per te, sappilo!»
«Grazie, grazie! Ti sono debitrice!»
«Passo a prendervi stasera alle nove, ok?»
«Si va bene, ma lascia la tua macchina qui...»
E prima che
possa chiedermene il motivo, con molta prudenza, aggiungo «Andiamo
tutti con una
sola auto… quella di Mike»
Lo sento sbuffare ancora più forte ma per mia fortuna non cambia
idea, e io chiudo la chiamata
prima che possa farlo.
Alle nove siamo tutti pronti, Erika nel suo mini vestitino color
crema, Kyle in tenuta da duro con
giacca di pelle e jeans. Io ho
optato per una maglietta grigia un po' scollata e un pantalone nero
molto
attillato che, con delle scarpe nere tacco dieci, riesce a
darmi un certo slancio. Saliamo nell’auto di
Mike e ci dirigiamo al
locale. Durante il tragitto Erika non fa altro che raccontare a Mike
dei suoi
ultimi progetti per lo studio il quale, totalmente
estraniato, non l’ascolta affatto. Mi chiedo cosa
possano avere in
comune quei due.
Finalmente arriviamo e aspettiamo all’entrata del locale mentre
Mike va a parcheggiare. Quando lui
ci raggiunge, entriamo e prendiamo
posto ad un tavolo. Non passa molto tempo, che vengono prese
le nostre ordinazioni. Scelgo una pina colada; non voglio
esagerare troppo stasera. Erika e Kyle
scelgono invece lo stesso
cocktail alla frutta, mentre Mike ordina una tequila.
Cerco di rompere il silenzio che si è creato da quando eravamo in
macchina.
«Allora Mike, come ti vanno le cose? Sempre impegnato con il
lavoro?»
Lui spalanca gli occhi come se gli avessi chiesto chi è stato il
primo uomo a sbarcare sulla Luna.
Domanda alla quale non saprebbe
comunque rispondere …
«Tutto bene… ehm grazie».
Ma perché sembra così imbarazzato? In fondo questa è una domanda
come un’altra. Intanto vedo
Kyle sogghignare e guardare una Erika
un po’ corrucciata.
«Che c’è tesoro, problemi al lavoro?» chiede lei calcando con
enfasi la parola tesoro.
«No, no tutto bene davvero.» poi si volta a guardare Kyle e in
maniera del tutto inaspettata domanda
«Piuttosto a te come va?
Lavori o ti fai mantenere gli studi?»
Sul volto ha disegnato un ghigno che non mi piace. Qui si mette male.
Prima che possa farlo il mio
amico intervengo io:
«Kyle è il migliore del nostro corso, dovrebbero pagarlo solo per i
fantastici lavori che presenta, è
davvero un genio!» rispondo
mentre lo guardo e gli sorrido.
E’ vero, è molto bravo ma non ha una gran voglia di mettersi sui
libri; preferisce l’aria aperta a
quella viziata di una stanza.
Tutto ciò che sa, lo apprende ai corsi o perché lo ha letto da
qualche
parte. È un vero genio, anche se dal suo aspetto non si
direbbe.
«Oh Dio! Ma chi è quel gran figo?» urla Erika che sembra essersi
dimenticata della presenza di
Myke.
Ci voltiamo tutti per guardare.
Accidenti lui è qui!
Avverto un caldo improvviso. Il ragazzo dagli occhi ipnotici di
stamattina è appena entrato attirando
l’attenzione di non poche
ragazze. Non riesco a capire con chi sia, ma mentre lo osservo
guardarsi
intorno la mia visuale viene interrotta dalla cameriera che
ci porta le nostre ordinazioni, poggia i
bicchieri e va subito via;
quando lascia libero il campo visivo, del bellissimo ragazzo moro non
c’è
più traccia. Bevo il mio drink finché Erika non mi invita a
ballare. Accetto all'istante e trascino con
me Kyle, mentre invece
Mike resta seduto al tavolo.
Le casse del locale suonano le note di Give me everythings di
Pitbull.
«Adoro questa canzone!» urla Erika.
Ci dimeniamo tutti e tre come fossimo gli unici in pista. Mentre
ridiamo alle stupide mosse di Kyle,
io e Erika ci alterniamo per
mostrargli invece come si muovono due vere ballerine sensuali, quando
tra la folla vedo lui. E’ seduto al bar. Ha un gomito poggiato sul
bancone e l’altra mano poggiata
sulla coscia. Mi fissa. Per un
attimo mi fermo domandandomi se è davvero me che sta guardando. Il
suo sguardo mi ha folgorata.
«Che hai?» mi chiede Erika.
«Niente.» faccio segno con la mano di lasciar perdere e
proseguiamo. Inizio a muovermi molto più
lentamente guardando i miei
amici ma sapendo di essere osservata da qualcun altro. Non so perché
mi senta così audace stasera, non ho bevuto molto eppure mi sento
euforica. Sento di ballare solo per
lui. Voglio ballare solo per lui!
Non mi fermo e continuo anche sulle note di
Feel this moment.
Stasera stanno sfoderando tutto il repertorio di Pitbull. I miei
amici saltano, si
agitano e io li seguo sapendo sempre di essere
fissata da un solo ragazzo. Adoro questa sensazione, è
come una
scarica di adrenalina che mi invade il corpo; sono sudata ma ancora
piena di energia.
Continuo a ballare fin quando non vedo Kyle sbalzato in avanti che mi
finisce addosso per poi
cadere insieme a me sul parquet della pista.
Sento l’urlo stridulo di Erika, alzo gli occhi e vedo due
tipi che si stanno azzuffando. Tento di rialzarmi ma barcollo sui tacchi:
prima che possa
accorgermene arrivano altri ragazzi per immischiarsi
nella rissa. Kyle mi tende la mano e mi fa
rialzare.
Sono totalmente
circondata da uomini sudati e furiosi. La situazione precipita e io
cado preda al
panico.
Mi scaraventano da una parte all’altra mentre
tento di trovare l’uscita. D’improvviso sento due mani
poggiarsi
sui miei fianchi; quel tocco inaspettato mi fa sobbalzare. Mi decido
a mandare al diavolo
l’ennesimo ubriaco che si getta addosso ad
una donna, ma le sue dita passano lungo le mie braccia
fino a
intrecciarsi alle mie mani, per poi trascinarmi via.
«Vieni, andiamo.» dice lo sconosciuto con voce ferma.
Riesco a vedere solo la sua schiena ma lo riconosco benissimo. E’
lui! Osservo rapita la sua presenza
fisica e con quanta sicurezza
cammina scansando chiunque possa intralciarlo. Indossa un
maglioncino beige che avvolge i muscoli delle sue spalle, disegnandoli.
Finalmente fuori dal locale, respiro a pieni polmoni l’aria fresca.
«Stai bene?» mi chiede.
Mi volto per guardarlo e sprofondo in due occhi blu stupendi. Da così
vicino la sua bellezza è ancora
più disarmante.
«Si.» rispondo.
Noto il tono lievemente preoccupato della sua voce poi il suo sguardo
percorre la mia figura da capo
a piedi. Lo vedo rilassarsi e fare un
sorrisetto malizioso. Restiamo fermi a guardarci per qualche
lungo
istante poi lui aggiunge:
«Ti muovi molto bene...»
La sua frase resta sospesa a mezz'aria e io capisco che sta solo
attendendo che io pronunci il mio
nome.
«Mya, mi chiamo Mya, e… grazie.»
Sto diventando rossa come un peperone.
«Mya…» ripete lui, e continua a guardarmi fisso negli occhi, così
cerco di distogliere lo sguardo e
mi metto alla ricerca dei miei
amici. Vedo Erika gesticolare per attirare la mia attenzione e le
faccio
capire di calmarsi perché l’ho vista.
«Va' pure! Non preoccuparti.»
«Ok!» rispondo «Allora... buona notte...» faccio una pausa per
attendere che anche lui si presenti.
«Noah.» dice concludendo la mia frase.
Annuisco e lo saluto. Lui ricambia con un cenno della mano e aggiunge
in un sussurro:
«Buonanotte Mya».
Il mio nome non è mai stato pronunciato in modo così tanto
sensuale, e avrei voglia di risentirlo altre
mille volte. Gli sorrido
e poi mi volto per raggiungere gli altri.
«Ehi! Ce ne hai messo di tempo.» esordisce Erika «Ma quello non
era il figo che era entrato nel
locale? Lo conosci?» chiede
sgranando gli occhi.
«È solo un amico di corso» rispondo facendo spallucce.
«Bhe gran bell’amico direi.»
«Dai ragazzi andiamo via da questo casino» dice Kyle, e ci invita a
seguirlo per raggiungere la
macchina di Mike.
La domenica mattina mi sveglia il suono del telefono che squilla.
Quando lo afferro lo faccio con
disappunto. E’ mia madre.
Prima ancora che possa rispondere un flebile pronto la sento
gridare «Non dirmi che stavi ancora
dormendo a quest’ora?»
Rispondo con un mugugno. Mi volto per guardare la sveglia e mi
accorgo che sono solo le otto e
trenta.
«Mamma ma è domenica, lo sai che ho solo due giorni di riposo dalle
lezioni, per favore.» mi
lamento, sbadigliando.
«Ok... è solo che ieri non ti ho sentita. Va tutto bene tesoro?»
«Si..»
Da quando due anni fa ho lasciato casa dei miei genitori, la loro
apprensione per me sembra essere
raddoppiata. Capisco le loro
motivazioni ma vivo solo a un'ora di macchina da loro, non sono poi
così lontana! Sono sempre stati dei genitori fantastici ma a
ventidue anni ho sentito il bisogno di
essere indipendente, perciò
ho deciso di affittare un piccolo appartamento vicino l’università.
«Segui sempre le lezioni?» mi domanda.
«Si...»
«Vuoi rispondermi a monosillabi per tutta la mattinata?»
«Si...» dico con altro uno sbadiglio.
«Ok! Ti lascio dormire, ma ricorda di farti sentire ogni tanto…
Ah! Ti saluta anche tuo padre.»
«Si, ok! Mamma, ci sentiamo presto>> riattacco e mi rimetto a
dormire, ma non ci riesco; ormai ho
perso il sonno. Mia madre sa
essere davvero assillante quando vuole. Le avrò detto tantissime
volte
di non chiamarmi la mattina presto ma sembra proprio non
ascoltare. Un’altra cosa da aggiungere
alla lista di cosa da fare:
la mattina spegnere il telefono!
Mi alzo e faccio colazione. Resto a casa tutto il giorno con Erika e
verso sera, mentre stiamo
guardando l’ennesimo film sdolcinato alla
tv, lei esordisce:
«Ho deciso di lasciare Mike.»
Mi volto verso di lei sconvolta. A dir la verità la sua decisione
non mi sorprende più di tanto; è il
tono noncurante con il quale lo
dice a farlo.
«Perche?» chiedo
«Non so, non provo più le stesse cose.» risponde.
«Tu stai bene?» sono preoccupata per lei.
Non mi aspettavo una simile decisione repentina e temo che lui possa
averle fatto qualcosa di grave.
«Si, sto bene. Ho solo deciso di prendermi una pausa. Mi sento come
incatenata a questa storia, è ora
di guardarmi un po’ in giro.»
Sorride e io mi tranquillizzo. La capisco, è difficile stare con
qualcuno che non condivide i tuoi stessi
interessi. Essere vicini
fisicamente ma poi sentirsi estranei per esperienze di vita può
essere
devastante. La mia vecchia relazione è finita più o meno per
le stesse motivazioni, sono stata io la
stupida a non accorgermene in
tempo e ho lasciato che lui si prendesse il meglio di me: la mia
innocenza. Al solo pensiero fremo ancora di rabbia,
soprattutto ai segreti che sono emersi
successivamente e dei quali
ero del tutto ignara...
Non ho mai creduto che la storia con Mike potesse continuare ma a
Erika non l’ho mai detto, ho
cercato di rimanerne in disparte. Se
era felice lei, ero felice anch’io, quindi ora non posso che
appoggiarla.
«Allora ci guarderemo intorno insieme!» le sorrido.
«Tu mi sembra che hai già fatto conquiste, eh!» sogghigna e poi
scoppia a ridere.
E, ripensando a quanto accaduto la sera precedente, rido assieme a
lei.
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