L’ultimo
scatolone è pronto. È da settimane che sono impegnata con
l’imminente trasloco nel mio nuovo appartamento in centro. Tra
pochi minuti incontrerò il titolare della ditta di trasporti che mi
aiuterà a portare via la bellezza di venticinque scatoloni, alcuni
mobili, e soprattutto la mia immacolata libreria che fino a qualche
giorno fa era strapiena di libri ai quali tengo più di ogni altra
cosa al mondo, e il pensiero di averli ammassati
tutti
in
sei scatole mi da' sui nervi!
Fisso
quelle scatole, in ognuna di esse c’è un ricordo, un pezzo di vita
passata con Matteo.
Mi
guardo intorno e sento un vuoto, lasciare questa casa mi fa star
male, ho passato momenti bellissimi in queste quattro mura con
Matteo, il mio ormai ex fidanzato, quasi futuro sposo. Non pensavo
che saremmo arrivati fino a questo punto. Non avrei
mai immaginato di svegliarmi una mattina e trovare un suo bigliettino
ripiegato in due sul tavolo della cucina con scritto semplicemente:
Non
ci sto più dentro, ho bisogno di stare solo.
Tutto
qui!
Mi
ha liquidata così. A pochi mesi dal nostro matrimonio!
Ha
chiuso una storia che durava da sei anni in un modo a dir poco
ignobile e a mio avviso anche infantile, senza nemmeno avere il
coraggio di spiegarmi quali fossero davvero le motivazioni di questa
rottura. Fatto sta che, è sparito da tre settimane, ha preso alcune
delle sue cose ed è andato via. È quello che sto facendo io ora ma
con me porto tutto, tra noi è finita e non mi interessano più le
sue motivazioni, è finita, punto.
Ricomincerò
tutto da capo, in fondo nessuno muore per amore giusto?
Esco
sul terrazzo a fumare una sigaretta in attesa che il tizio del
trasloco arrivi. Fa freddo, mi tiro giù le maniche del maglione fino
a coprire le mani e rabbrividisco.
Suonano
alla porta, deve essere lui.
Mi
affretto ad andare ad aprire, gettando la sigaretta
non ancora accesa in un vaso.
«Oh,
ce l’hai fatta!»
No,
non è lui, è il mio migliore amico, Christian.
«Ero
fuori a fumare!» mi giustifico.
«Mamma
mia quanti cavolo sono!» dice guardandosi intorno fissando la fila
di scatoloni.
«Dentro
sei di quelli ci sono i miei adorati libri!» specifico indicando
alcune scatole.
«Buttali
no?» mi prende in giro poiché sa quanto ci tengo.
«Tu
sei pazzo!» rispondo con un tono di voce quasi stridulo.
«Qualcosa
di super alcolico ce l’hai da offrirmi? O quel bastardo si è
portato via anche quello?»
È
evidente che, anche per lui la storia del bigliettino non è stata
semplice da digerire.
«Ti
giuro che se Jacopo mi avesse fatto una cosa del genere lo avrei
cercato in capo al mondo e lo avrei strozzato!»
Jacopo
è il suo compagno. Fanno coppia fissa da dieci anni sebbene siano
completamente
diversi caratterialmente ma quando stanno, insieme soprattutto a
qualche festa, tutto cambia e diventa magia.
Ne
combinano una dopo l’altra, tra scherzi e finti litigi tra di loro
sono un vero spasso!
«Eh
vabbé, la vita va avanti. Ed io non starò a piangere per quel
coglione un secondo di più», dico quasi convinta.
«Certo!
Ah, Jacopo ha un amico super etero da farti conoscere», aggiunge
facendomi l’occhiolino.
«No
grazie. Per ora sono in pausa.»
«Ma
smettila! Ti ci vuole una sana e ricca scopata mia cara, e vedi come
ti passa tutto!»
Arrossisco
e non dico nulla, sa quanto mi imbarazza parlare di sesso.
«Comunque
scusa se te lo dico, ma secondo me quel gran farabutto ha un’altra.»
Quelle
parole sincere arrivano dritte al cuore facendolo sobbalzare dal
dolore, solo al pensiero mi sento morire.
«No,
non credo. O almeno lo spero», dico con un filo di voce.
«Vabbé,
troverai un altro super uomo che ti farà girare la testa!» dice
convinto.
«Per
ora non voglio nessuno. Non posso dimenticare la mia storia con
Matteo, dovevamo anche sposarci.»
«Già,
e invece la merda se l’è data a gambe levate. Gioia svegliati,
dimenticati di lui, ha chiuso la vostra storia come se nulla fosse.»
A
volte la sua sincerità mi spiazza, non ha peli sulla lingua e quando
deve esprimere il suo pensiero, non ci gira intorno, va dritto al
punto in un modo quasi spietato.
Spero
davvero che Matteo non mi abbia mai tradita. So quanto fa male poiché
l’ho vissuto sulla mia pelle quel genere di dolore, anche se non
direttamente. Mia madre è stata tradita da mio padre.
Ora
lei fortunatamente è riuscita ad andare avanti, e ora vive a Milano
con il suo nuovo compagno.
Il
mio cellulare inizia a squillare. Guardo il display ed è proprio mia
madre.
Parli
del diavolo e spuntano le corna. In questo caso però l’ho solo
pensata!
«Ciao,
piccolina bella della mamma!»
Da
quando siamo lontane si comporta diversamente con me è anche più
dolce. Non mi aveva mai chiamato “piccolina
bella della mamma”.
L’aria di Milano deve farle uno strano effetto!
«Ciao
mamma, come state te e Riccardo?»
«Oh,
diciamo bene. Abbiamo avuto dei problemi economici per via di alcune
cose arretrate che avevamo da pagare.»
Il
tono che assume mi sembra scoraggiato.
«Mamma
lo sai che se ti serve una mano, non hai che da chiedere.»
So
già che mia madre non accetterebbe mai aiuto
da
me. Lei deve farcela sempre da sola!
«No
tesoro, va tutto bene. Ti chiamavo per altro. La prossima settimana
verrò a Roma, ma starò pochissimo. Comunque appena sarò arrivata,
ti avviso. Amore io scappo, ci sentiamo un’altra volta.» Magari
avessi il suo carattere così combattivo. Io
ogni volta che mi accade qualcosa mi chiudo a riccio.
Dopo
svariati anni, mia madre e mio padre mi hanno raccontato il perché
della loro separazione, e indovinate un po’ qual è il motivo?
Quando
avevo all’incirca otto anni, mio padre e mia madre stavano
attraversando un periodo di crisi, forse dovuto dal troppo stress o a
causa delle opinioni diverse su come educare me. Invece poi, mi hanno
raccontato la verità.
Mio
padre è sempre stato un bell’uomo, alto, capelli brizzolati, occhi
marroni e profondi, e un aspetto sempre ben curato. Forse è per
questo che tutte le donne gli giravano intorno, e lui non ha mai
saputo dir di no alle avance di una donna!
Quando
mio padre era ancora un avvocato si invaghì di una sua cliente. La
signora in questione lo aveva assunto per divorziare dal marito ma
alla fine, ironia della sorte, finirono per avere una relazione.
Mia
madre li scoprì insieme in casa nostra, nel letto che aveva sempre
condiviso con lui, e così cacciò mio padre a calci nel sedere da
casa.
Adesso
con Riccardo ha raggiunto la pace dei sensi. Mio padre invece, da
quando si è separato dalla mamma, non ha mai avuto una relazione
stabile e duratura. Al massimo le sue donne hanno la durata di un
mese, perché lui puntualmente le tradisce tutte. Il lupo perde il
pelo ma non il vizio.
«Ehi,
ti sei imbambolata?» la voce di Christian mi riporta alla realtà.
«Pensavo...»
«Mhm,
facevi finta di pensare secondo me con quel cervellino piccolo che
hai!» adora prendersi gioco di me.
Faccio
la finta offesa e alla fine scoppiamo a ridere fragorosamente.
Suonano
alla porta e il campanello quasi ci fa sobbalzare.
«Aspetti
qualcuno?»
«Certo,
il traslocatore. Dimenticavi?»
«Ah
vero.»
Non
rispondo e mi accingo ad aprire la porta di casa.
Quando
lo faccio mi ritrovo di fronte un uomo dagli occhi di un azzurro
limpido come il cielo, e i capelli neri corvino perfettamente messi
in ordine. Il suo corpo non è di quelli palestrati che a me, al
contrario di quanto si possa pensare, non piacciono affatto. Indossa
una polo blu con una striscia bianca sul colletto e dei jeans
attillati che fasciano perfettamente le sue gambe lunghe.
«Salve,
sono Nicholas Lombardelli, ci siamo sentiti ieri per telefono»,
dice.
Mi
fissa sorridendo e deve essersi accorto dell’effetto che ha avuto
su di me poiché arrossisco e con un filo di voce gli dico: «Prego,
si accomodi.»
Gli
faccio strada mentre noto che Christian è rimasto a bocca aperta a
fissarlo.
«Queste
sono le cose da trasportare?» mi chiede con tono cordiale.
«Sì.
Posso offrirle qualcosa?»
«No
grazie, non si preoccupi. Se posso sistemarmi da qualche parte, le
faccio il preventivo per il trasloco», mi sorride e quasi rimango
senza fiato.
Resto
imbambolata come una scema. Non so cosa mi stia succedendo, non mi
era mai capitato prima, ma quest’uomo ha uno strano effetto su di
me. Il
suo sguardo è magnetico.
«La
perdoni. Prego c’è il tavolo della cucina, quello almeno è
rimasto e credo che debba rimanere qui!» ironizza Christian.
Nicholas
tira fuori dalla sua valigetta un blocco e una calcolatrice, poi
conta le scatole e i mobili da portare via.
Lo
guardo ammaliata mentre assume un’aria molto professionale. Quando
solleva gli occhi dai fogli che ha davanti a sé e mi fissa
sorridendo, io istintivamente abbasso lo sguardo e mi sento
avvampare.
«Sono
trecento euro. Se accetta il preventivo, possiamo venire anche
domani», annuncia alla fine.
«Ah.
La ringrazio. Va benissimo.» Da imbranata quale sono, riesco a dire
solo questo.
«Possiamo
fare domani mattina se per lei va bene.»
«Certo.
Posso passare nel suo ufficio a portare l’assegno?»
«Va
bene, non si preoccupi. Domani mattina verranno due operai a portare
via tutto. Poi quando avranno fatto io l’aspetto in ufficio.»
«Grazie
mille. Allora ci vediamo domani.»
«Sì,
per lei va bene per le otto?»
«Assolutamente
si», sorrido.
«Perfetto.
Allora io vado, questo lo lascio a lei», conclude
porgendomi
il foglio del preventivo.
«A
domani»
«Aaaa…a
domani», balbetto.
Okay,
questo uomo ha un effetto troppo strano su di me. E il pensiero che
dovrò rivederlo domani un po’ mi mette ansia.
Lo
accompagno alla porta. Prima di scendere le scale si volta verso di
me e mi fa un occhiolino che mi lascia di stucco come una scema
davanti alla porta di casa.
«Ehi,
ci risiamo? Terra chiama Gioia, rispondi Gioia.»
Scuoto
la testa e noto che Christian mi sta fissando divertito.
«Ma
che hai? Sembra che non hai mai visto un gran pezzo d’uomo. Perché
detto tra noi … è proprio bello!»
«Sì,
bellino», fingo indifferenza nei confronti di quell’uomo.
«Bellino?
Scherzi? Ma se sei diventata paonazza quando ti ha guardato!» mi
stuzzica.
Arrossisco
e fingo di sistemare le ultime cose rimaste.
«Va
bene suor Gioia, io vado che Jacopo mi aspetta a casa. Ci sentiamo
domani. Mi raccomando, domani datti una sistemata.»
«Mica
devo andare a ballare!» lo canzono
perché so benissimo dove vuole andare a parare.
Quando
resto sola mille pensieri invadono la
mia mente.
Ripenso
a Matteo, e a quello che mi ha detto Christian. Non può essere così,
non può avermi lasciata per un’altra donna. Ma se lo avesse fatto
davvero?
No,
non voglio pensarci. Tra noi è finita e non posso stare male per
lui. Ha deciso così, e io devo riprendere in mano la mia vita. Giuro
a me stessa che nessuno sfiorerà più il mio cuore, perché la
delusione della rottura con Matteo,
fa male e graffia l’anima.
Mi
sveglio molto presto. Sono in ansia per il trasloco che chiuderà
definitivamente la mia storia con Matteo. Vorrei mettere anche i
ricordi in una scatola e non farli uscire mai più. Non ho voglia di
innamorarmi, ho solo voglia di riprendere a lavorare, visto che per
colpa sua ho accantonato anche il mio lavoro. Tornerò in redazione e
chiederò se hanno ancora bisogno di una giornalista del gossip.
Quando
abbiamo deciso di sposarci, mi è venuta
l'insana idea di lasciare la mia occupazione, solo perché lui aveva
già pianificato tutto, fatto progetti sul nostro primo figlio, sulle
vacanze che avremmo passato ogni estate al mare assieme a una ciurma
di marmocchi. E invece eccomi qui, sola, senza lavoro, senza di lui e
senza progetti per il futuro. Che idiota sono stata!
Mi
getto di peso sul divano mentre aspetto gli operai, scivolando lungo
lo schienale del divano, stile Homer Simpson, con il telecomando
nella mano sinistra mentre nell’altra tengo stretta una barretta di
cioccolato.
Faccio
un po’ di zapping ma in tv non c’è nulla di interessante, solo
programmi culinari;
meglio
evitarli se
non voglio farmi
venire
strane voglie!
Mi
alzo dal divano, prendo un taccuino dalla mia borsa e comincio a
scrivere.
Ciao
Matteo. Come puoi vedere ho lasciato la nostra casa, quella che
doveva essere il nostro nido d’amore, come lo chiamavi tu.
Invece
mi hai lasciata sola, senza darmi nessuna motivazione. Non ci stavi
più dentro, okay, lo accetto.
Ora
accetta anche tu la mia decisione di sparire per sempre. Sono passate
settimane
da quando te ne sei andato. Deduco che anche per te ormai è finita
definitivamente. Quindi quando tornerai qui, se tornerai, io non ci
sarò più. Ti auguro il meglio e, nonostante tutto, non riesco a
odiarti.
Strappo
il foglio dal taccuino e lo lascio sul tavolino della cucina.
Suonano
alla porta. Devono essere arrivati gli operai del trasloco.
Lascio
entrare i due uomini che si mettono subito a lavoro, mentre io resto
in silenzio a guardarli portar via il mio passato con Matteo.
Mi
viene da piangere ma faccio un respiro profondo e cerco di scacciare
via dalla mente ogni pensiero.
«Signora,
noi abbiamo finito», annuncia uno di loro asciugandosi il sudore
dalla fronte con un braccio.
«Okay,
metto il cappotto e andiamo nel nuovo appartamento.»
Una
volta in macchina, davanti al furgone che trasporta le mie cose,
mentre sono ferma al semaforo, vedo una coppietta attraversare la
strada e mi ritorna in mente un’altra volta Matteo.
Scoppio
a piangere come una bambina. Fa troppo male. Lui mi manca, mi manca
tutto di noi, soprattutto quello che eravamo insieme.
Ora
mi sento incompleta. La parte migliore di me se l’è portata via.
Tiro
su con il naso e cerco di arrestare le lacrime che non vogliono più
smettere di scendere. Fino ad oggi non avevo mai pianto, ma ora che
lo sto facendo mi sento più leggera. È un pianto liberatorio il
mio.
Ce
la farò. Devo farcela.
Quando
arrivo nell'ufficio di Nicholas, il cuore mi batte all’impazzata.
Lui
mi fa subito accomodare. Mi guardo intorno e noto un divanetto
arancione disposto lungo la parete opposta alla sua scrivania. Lo
fisso con insistenza e comincio a fare pensieri strani su di esso.
Chissà se ha mai fatto l’amore con qualcuna su quel divano.
Cavolo. Ma che pensieri mi balenano in mente? Sto forse impazzendo?
Mi
rendo conto che mi sta fissando con quegli occhi così penetranti, e
mi domando cosa starà pensando di me. La sua bocca si piega in un
sorriso malizioso e ho come la sensazione che mi abbia letto nel
pensiero. Cerco di distogliere lo sguardo dal suo, fissando un punto
imprecisato dell’ufficio.
«Ehm,
ecco l’assegno», dico tendendo la mano.
Mentre
glielo passo mi rendo conto che le mie dita tremano tanto che alla
fine l’assegno mi sfugge di mano e cade sul pavimento, prima che
lui riesca ad afferrarlo.
Ci
inchiniamo entrambi per riprenderlo ma la mia goffaggine è così
evidente che mentre mi abbasso sbatto violentemente la testa sullo
spigolo della sua scrivania.
Nicholas
non scoppia a ridere ma si mostra subito preoccupato.
«Accidenti,
si è fatta male?» dice, posandomi la mano sulla fronte.
«Un
pochino», rispondo timidamente.
Che
figura di merda!
«Non
ho nulla di ghiacciato da farle mettere sul livido.»
«Non
si preoccupi.»
Fingo
di stare bene ma la testa prende a girarmi come una trottola, mi
cedono le gambe e un secondo dopo mi ritrovo accasciata tra le sue
braccia.
Mi
stringe a sé e io mi ritrovo a respirare a pieni polmoni il suo
profumo, riconoscendo l’inconfondibile Terre d’Hermès, lo stesso
profumo che usava Matteo. Complice forse la tremenda botta che ho
preso scoppio a piangere un’altra volta, senza rendermi conto che
sono ancora stretta a lui.
«Si
sente bene?» mi chiede sempre più preoccupato.
«No»,
riesco a malapena a rispondere.
«Si
sdrai», dice trascinandomi sul divanetto. Io mi abbandono su di
esso.
Lo
guardo, è così bello e chissà che diavolo penserà ora di me.
Prima cado come una pera cotta, poi scoppio a piangere e ora sono
distesa su questo maledetto divano che mi ha distratta e fatto fare
la figura della tonta!
Mi
sorride e mi viene la voglia di gettarmi addosso a lui e baciare
quelle labbra così perfette. Non ho mai visto una bocca così bella.
«Va
meglio?» mi chiede con tono amabile.
Cerco
di tirarmi su, ma le mie gambe cedono e alla fine cedo anche io,
nuovamente tra le sue braccia con un’aria sfacciata che a me non
appartiene affatto, lo bacio, come se fosse la cosa più naturale del
mondo.
Lui
ricambia il bacio stringendomi a sé, comprimendo il mio corpo esile
al suo. La sua lingua si fa strada nella mia bocca. Io mi avvinghio a
lui, desiderosa della sua bocca calda e di questo bacio che mi sta
mandando in estasi. Non mi è mai capitata una cosa del genere, ma le
sue labbra sono come il miele e baciarlo mi eccita così tanto che
vorrei non staccarmi mai da lui. Mi stringe di più e mi accarezza il
viso con le mani. Porta indietro i miei capelli e mi scosta
delicatamente, continuando a baciarmi. I suoi occhi sono fissi per
l’ennesima volta sui miei e un calore involontario percorre il mio
corpo. È così eccitante quest'uomo, che vorrei fare l’amore con
lui in questo preciso momento. Mi sorride e ricomincia a baciarmi con
una passione irrefrenabile.
Quando
realizzo davvero quello che sto facendo, mi stacco bruscamente da
lui. Raccolgo la mia borsa, il mio cappotto e scappo via.
In
un nano secondo sono in macchina, con il cuore che batte velocemente
nel petto.
Ma
che mi prende?
Ho
appena baciato uno sconosciuto!
Il
cellulare emette un bip, guardo il display e vedo che la casella dei
messaggi lampeggia. Apro l’sms e rimango quasi senza fiato.
Non
mi era mai capitata una cosa del genere. Quel bacio così
inaspettato... sembrerà assurdo ma a me è piaciuto. Peccato che sia
scappata! Posso offrirle qualcosa da bere? Vorrei rivederla.
Nicholas.
Se
devo essere sincera è piaciuto anche a me, ma non doveva accadere.
Che
faccio ora?
Incapace
di razionalizzare l'accaduto chiamo Christian e gli racconto tutto.
«Cazzo
Gioia, ci mancava solo che lo violentassi sulla scrivania del suo
ufficio!»
«Non
scherzare! Che devo fare?»
«Rilassati,
respira, metti a freno gli istinti animaleschi e torna a casa. Io
arrivo subito … Ah, non rispondere al messaggio!»
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